Consiglio della Comunità del Parco: all’o.d.g. bilancio e piano Pascoli

buona 2In data 6 maggio si è riunito il vertice della Comunità del Parco. Il Presidente Antonio Di Santo questa volta ha avuto la sponda di molti delegati dei Comuni dell’area Parco. In quota Pescasseroli l’assessore Valentina Morisi, accompagnata da una rappresentanza degli allevatori di Pescasseroli. In poltrona anche il presidente del Parco Carrara. C’è stata anche una presenza illustre: ha partecipato anche il consigliere della Regione Lazio, dottoressa Venali, che nel suo interventi ha voluto significare il nuovo impegno del Lazio a favore degli istituti naturalistici, rimasti a lungo abbandonati dal punto di vista economico e politico, tanto che spesso si è ricorso a commissariamenti che hanno messo fuori gioco la partecipazione. I punti principali incardinati all’ordine del giorno, il bilancio consuntivo 2015 e il piano Pascoli.

Bilancio consuntivo: una gestione virtuosa

Dando uno sguardo al portafoglio del Parco, emerge la fotografia di una gestione virtuosa che ha centellinato con oculatezza le risorse a disposizione, navigando sull’onda di cifre di rispetto. In particolare il focus va sulle spese. È uscito meno di quanto previsto dal fondo di competenza, riducendo il rosso. Purtroppo resta una vulnerabilità: i contenziosi con alcuni comuni, che alienano risorse impedendo di raffinare il bilancio. Sulla disponibilità patrimoniale attuale, inoltre, pesa un altro limite e cioè che il bilancio dell’esercizio 2015 è stato licenziato in ritardo per cui ci sono capitali fuori dal computo. Il saldo positivo rischia di essere un’allucinazione se si tiene conto della difficoltà di trasformare le raccolte in investimenti. In altri tempi lo Stato centrale era molto più largo di manica. Mentre attualmente le energie finanziarie passano nell’imbuto dei bilanci regionali. Tuttavia alcuni progetti di sviluppo come il Masterplan sono riusciti a decollare.

Piano Pascoli: un modello-tipo come parere e non come vincolo

Un giro poi sul piano Pascoli. Nessuna intenzione di trasformare linee guida in vincoli strozzini, che tanto stanno antipatici a Comuni e allevatori. Il piano Pascoli vuole essere una tutela in più per le attività locali legate alla terra. Un perno dell’economia e anche per l’ambiente. Uno sfruttamento non troppo intensivo infatti è foraggio per la biodiversità. Quindi libera scelta alle amministrazioni locali di adottare il veicolo indicato come parere dalla Comunità del Parco. Morisi rivendica l’azione del Comune di Pescasseroli che ha ratificato il piano secondo il modello-tipo. È difficile che ci sarà un comportamento uniforme tra i vari Comuni perché le cartine dell’area naturalistica sono diverse da zona a zona. Almeno c’è una volontà comune di chiudere a società fuori confine che non rispettano le norme della tenuta degli animali al pascolo (si sono verificati casi di diffusione di epidemie), e in secondo luogo perché il loro è uno sfruttamento di zone pascolative per ricevere finanziamenti europei. Si conferma la volontà del Parco di fare sistema con gli enti locali per realizzare partecipazione e sviluppo, per evitare gongolii della seconda ora e non creare attrito. Lo stesso presidente Carrara confessa come ci sia tra la popolazione una visione distorta dell’ente, percepito come anemica istituzione conservatrice, troppo arroccata sulla difesa, quasi nemica perché non rilascia i permessi per costruire. Ma possiamo dire che il tandem Di Santo- Carrara si laurea come una coppia d’argento, affermandosi come gli arieti del movimento.
Il presidente Di Santo prima di chiudere sottolinea un ultimo passaggio: la Comunità del Parco si mobiliterà a sostegno dell’iniziativa “Città per la vita” al fianco della Comunità di Sant’Egidio in prima linea nella lotta contro la pena di morte, un impegno che un’istituzione che cura l’ambiente e dunque anche la qualità di vita dell’uomo non può perdersi, come tributo d’onore alla civiltà e alla difesa delle creature.

Presidente delle Comunità del Parco, Antonio Di Santo

Presidente delle Comunità del Parco, Antonio Di Santo

Due domande al presidente della Comunità del Parco, Antonio Di Santo

Cosa può fare il Parco per contribuire allo sviluppo economico del territorio?
Il Parco sta cercando di inserirsi maggiormente nella dialettica con la comunità e le istituzioni locali per favorire lo sviluppo sostenibile dei territori con gli obiettivi di salvaguardia e conservazione che si prefigge il Parco. Un obiettivo che si è posto è quello di realizzare un coordinamento attraverso la proposta di alcuni Regolamenti, come è avvenuto nel caso del piano Pascoli, che ha riscosso grande partecipazione da parte di tutti. I Comuni sono consapevoli dell’importanza del Parco, che non è stato istituito dall’alto, ma è nato proprio per la spinta delle comunità locali. La crescita economica del territorio può avvenire solo nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.”
Qual è la difficoltà di unire gli enti?
Ci sono spesso interessi diversi. È naturale che i comuni non vogliano sentirsi sopraffatti. Per questa l’istituto della Comunità del Parco si arrogata il compito di coordinamento tra i vari interlocutori. E constata che si sta realizzando una grande sintonia come è stato dimostrato nel caso dell’approvazione del piano Pascoli, realizzato con una forte partecipazione di tutti, invece che essere un’ordinanza.

Due domande all’assessore della Regione Lazione, Venali

Quale stimolo può dare un istituto di tutela dell’ambiente allo sviluppo economico?
Il Parco può agire per esempio con la defiscalizzazione, creando anche un logo che funzioni come brand. Può attivarsi a promuovere attività turistiche. La Regione Lazio sta puntando molto sul turismo religioso, anche per i piccoli centri mete di pellegrinaggio, stimolando la creazione di ricettività. Si può cercare di implementare l’agricoltura, mettendo fondi a sistema e puntare sull’agricoltura polifunzionale, manutenzione dei prodotti tipici locali perché abbiano un marchio di qualità riconosciuta.

Assessore della Regione Lazio, dott.ssa Venali

Assessore della Regione Lazio, dott.ssa Venali


Lo Stato ha una visione della politica ambientale?
Dal punto di vista della politica ambientale lo Stato si sta focalizzando soprattutto sul tema energetico. Vuol dire attenzione ai cambiamenti del clima e come si può riadattare l’ambiente per uno sviluppo ecosostenibile.
Come si realizza il rapporto tra gli enti?
L’amministrazione delle risorse spetta prima di tutto alle Regioni che svolge un ruolo da tutore. Mentre i Comuni sono soprattutto degli attuatori. Le Regioni forniscono gli strumenti, ma questi danno frutto solo se c’è un coordinamento tra Regioni e Comuni.


FEDERICA TUDINI

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