Il bambino ha perso il giocattolo

img-20161205-wa0001Forse la stagione invernale sarà salva. Anche quest’anno. Ma la cabinovia è fallita, prima della Gisp. È fallito il presupposto economico che l’ha sostenuta, il modello che ha generato e che si è palesato del tutto inadeguato. Il bambino ha perso il giocattolo e forse ancora non lo sa. Un bambino da sempre immaturo e oggi più che mai privo di immaginazione. In uno stato di sonnolenza senza sogni. Di quiescenza anche difronte agli incubi. Come una società pubblica che fallisce e  inceppi dell’ingranaggio che seguono a scia. Si trova fuori fuoco: non sa cosa stia accadendo.”Siamo nelle mani di Dio”. Non sembra qualcosa di veramente cattivo. Noi, il bambino, siamo senza troppa speranza ma senza troppa paura. Resiste la convinzione che da qualche parte ci sia sempre un po’ di benevolenza per noi, quella dell’età dell’oro dei decenni passati, quando la ricchezza sembrava autogenerarsi e stillava come il miele per un automatismo. Ci si accontenta di origliare, di bisbigliare “Adesso che succede?”dopo Gisp nelle mani del tribunale e una situazione degli impianti chiaroscurale. Basta soddisfare la ghiottoneria ciarliera da bar o da piazza.

Siamo bambini rozzi: non abbiamo cercato, non abbiamo scoperto. Insensibili e inerti, senza dare un senso allo smarrimento del giocattolo. Senza cognizione della gravità della transizione. Senza vera sofferenza per quel che può accadere. Come i bambini; i bambini non hanno senso del pericolo. L’unico rigurgito viene dall’interesse egoistico non sazio. Beata e forte società quella che sa contenerlo e canalizzarlo, quando altrimenti offende le ricchezze di una comunità. D’altra parte il bambino impara presto la parola “mio”, un’inibizione a dire “nostro”. Ma se il bambino per resipiscenza dovesse finalmente piangere, Epitteto gli direbbe:”ASCIUGATI IL NASO!”

FEDERICA TUDINI

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