Le ceneri di Gisp e le nubi sul destino degli impianti

Il sindaco al test con i cittadini. Dopo un consiglio comunale lampo (del 3.11.2016), la prima cittadina interviene a bomba sulla materia più incandescente della vita comunitaria. L’occasione è scaturita dalla preoccupazione della comunità in merito all’apertura degli impianti per l’imminente stagione invernale. Una stagione che si preannuncia sciagurata per l’indisponibilità del campo-scuola senza revisione. Inevitabile l’abbinamento con la vicenda della partecipata per il legame organico con l’infrastruttura di cui è titolare. Dopo anni di sorveglianza sui conti “la situazione di Gisp è particolarmente critica”, sentenzia il sindaco Anna Nanni, facendo seguire un’altra frase altrettanto lapidaria:” Il rischio di non apertura è a carico del gestore”. Insomma, il contesto che si prepara è quello di un dramma. Da parte di Gisp non ci sono le condizioni per una regolare solvibilità. 2’900.000,00 euro, tanto vale l’esposizione al debito. Una montagna senza galleria. Nell’imbrigliata crisi due erano le possibilità di scampo: l’accordo con i creditori per il pagamento rateale o il rientro immediato al 100% delle partite creditorie. Solo con il pagamento dilazionato si poteva far fronte al monte debiti con il canone di concessione degli impianti. Si sperava di ammortizzare con il concordato che si incardinava su due punti: piano di rientro in cinque anni e successiva vendita dei beni. Questa non sarebbe stata immediata, visto il diktat di riappostare i beni sotto l’ombrello di Gisp conferiti negli anni dall’ente. La partita è stata persa in fase di negoziazione.

Intanto le banche hanno chiuso i rubinetti. La Banca di Credito Cooperativo pressa per il rientro di oltre 800.000,00 euro. Il socio unico, cioè il Comune, non può ergersi a difesa con una ricapitalizzazione per i vincoli normativi. La vulnerabilità della società aumenta con l’aggressione al patrimonio da parte dei creditori. Il liquidatore, ricevuto il “no” alle operazioni di concordato, ha indicato la strada del concordato liquidatorio immediato. Per produrre un’istanza concreta si è scelto di presentare contestualmente manifestazioni di interesse per la vendita dei beni Gisp. Ma anche questa sponda è venuta meno.

Nell’assemblea dell’11 ottobre 2016 il presidente dott. Berardi illustra la situazione. “I creditori hanno respinto l’accordo presentato da Gisp circa l’azzeramento del debito mediante una immediata restituzione dei beni. Anzi le predette società hanno intimato a Gisp di non disporre di predetti beni prima di poterli riprendere”, si legge nel verbale della seduta. Poi un focus dello stesso sulla situazione, notevolmente deteriorata:” L’attività della società è bloccata per i pignoramenti sui conti correnti”. Intanto “L’ente sta svolgendo un’attività di riconciliazione tra i suoi bilanci e quelli della partecipata, sì da procedere alla vendita dei beni Gisp ,senza andare in contrasto con la normativa di contabilità pubblica”. Il socio unico insiste per individuare altri spazi di azione, ma il presidente la smentisce:” Una nuova procedura di concordato non avrebbe le basi economiche di copertura sufficienti per una nuova ammissione”. Anche perché in quello precedente già si era messo nella posta il rientro al 100%. Il presidente del collegio sindacale sulla stessa linea sollecita ad una nuova esplorazione delle proposte di vendita. Ancora dal verbale:” Il presidente propone al socio unico di procedere all’istanza di fallimento volontario”.

Nella riunione del 28 ottobre successivo viene approvato il bilancio Gisp. Dal verbale:” Sulla base della perizia pubblicata con avviso pubblico non sono pervenute offerte di acquisto. In data odierna era previsto l’incontro rinviato con la società Alta Quota”. Il liquidatore non partecipa perché indisponibile a sostenere l’ipotesi del concordato liquidatorio senza proposte di vendita. Prosegue il documento:” In considerazione anche del venir meno di un percorso di mediazione con Alta Quota, ritiene di dover richiedere sin da subito la presentazione immediata della polizza sostitutiva a quella presentata in sede di contratto con le caratteristiche e le modalità indicate nel bando. Ritenendo non efficace il contratto”. Qualcuno del pubblico fa le pulci: perché Alta Quota non è in regola? “Nel percorso di mediazione è stata chiesta la sostituzione della polizza che accompagna il contratto di concessione ventennale”, risponde il sindaco e prosegue:” L’Alta Quota proprio in sede di concordato ha omesso di pagare la seconda rata in virtù dei lavori di miglioria sostenuti. Sulla base delle reciproche pretese si è aperto un percorso di mediazione. Si è affiancata a questo percorso una polizza provvisoria”. Nella criticità attuale il socio unico ha mandato di chiedere immediatamente la presentazione della polizza efficace per ritenersi valido il contratto. Scoppia la bufera per la quasi certa chiusura del campo-scuola, il cuore del bacino sciistico e delle attività che vi si svolgono, per la mancata revisione tecnica. La soluzione per ora sul tavolo è il tapis roulant “per salvare la stagione” come dice il consigliere Franchi scaricando altre iniziative sul curatore fallimentare. La spesa sarebbe un onere dei maestri di sci. A chi spettava l’intervento di manutenzione? “Gisp non poteva” risponde Nanni. Le fa eco Franchi:” Non ci sono soldi”. Alta Quota era incastrata dalla irregolare posizione e non si è avuto il beneficio della proroga.

Il consigliere Gloriana La Cesa chiede se nel periodo transitorio il liquidatore si è mosso con la dovuta sollecitudine per rientrare nei tempi tecnici non solo burocratici ma anche per la vita dell’impianto. L’incerta risposta del sindaco (“A detta del liquidatore sì. Ho preso atto dell’assemblea . Andremo a verificare. Io ho solo la comunicazione che la proroga non era stata concessa”) dà il la agli incalzi della minoranza. Ancora La Cesa puntualizza l’azzardo compiuto dal sindaco a decidere per la procedura fallimentare in quanto “solo rappresentante del socio unico che è il Comune di Pescasseroli  senza riunire un’assemblea del popolo”. A giro il consigliere Giura: “Ma lei poteva autorizzare il fallimento volontario senza il passaggio consiliare?”.Il passaggio consiliare è stato fatto nel giungo 2016 nel momento in cui la Gisp è stata messa in liquidazione”. Giura alza ancora il tono:”Gisp è stata considerata società fallibile fin dall’inizio”. E siamo solo alle battute di una cronaca di morte annunciata. E tra un rimpallo e l’altro viene a galla la parola pregnante: manovra. “ Le manovre sono state fatte prima”, sbotta Nanni.

L’eredità di Gisp: insolvenze soprattutto nei riguardi della chiarezza su tutta la sua storia. Il debito più grande che oggi abbiamo addosso.

 

FEDERICA TUDINI

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