Pillole di toponomàstica: la memoria della Seconda guerra mondiale nei nomi di luogo dell’Alta Val di Sangro

Tra il 1939 ed il 1945 gran parte delle popolazioni europee furono accomunate dalla drammatica esperienza dell’ultimo conflitto mondiale. In effetti, la bufera della guerra non risparmiò neppure gli abitanti dell’Alto Sangro dato che tra l’ottobre del 1943 ed il maggio del 1944 l’esercito tedesco e quello anglo-americano si fronteggiarono lungo la celebre linea Gustav che univa il versante tirrenico a quello adriatico attraversando il Lazio (Cassino), il Molise (Isernia e Venafro) e l’Abruzzo (Castel di Sangro, Roccaraso, Media e Bassa Val di Sangro e Ortona).

Di conseguenza, le comunità alto sangrine dovettero sopportare non solo la presenza delle truppe tedesche di occupazione ma anche gli ordini di sfollamento impartiti da queste ultime (Barrea, Villetta Barrea e Civitella Alfedena) e diverse incursioni dell’aviazione anglo-americana (Opi e Pescasseroli).

Il presente articolo intende però concentrarsi non tanto sui fatti d’arme appena menzionati, bensì su tre nomi di luogo legati agli eventi bellici che settantacinque anni fa si verificarono tra le nostre montagne.

fonte Wikipedia, Linea Gustav, (http://it.wikipedia.org/)

Figura 1 – Mappa con le linee fortificate approntate dall’esercito tedesco nel Centro-Sud Italia per ostacolare l’avanzata anglo-americana proveniente dal Sud della penisola (la linea Gustav è evidenziata in rosso).

Nell’ottobre del 1943, in seguito all’armistizio tra il Regno d’Italia e l’esercito anglo-americano dell’8 settembre dello stesso anno, le truppe della Wehrmacht (l’esercito tedesco) occuparono anche l’area alto sangrina dislocando dei contingenti in ogni paese. Per l’esercito tedesco acquartierato in Alta Val di Sangro Pescasseroli costituiva un centro strategico dal momento che vi aveva stabilito la sede del proprio comando.[1] Inoltre, presso l’edificio della Scuola Elementare (l’odierno Istituto “Benedetto Croce”) in piazza Sant’Antonio venne installato l’ospedale militare segnalato da una grande croce rossa sul tetto.[2] Così, all’interno dell’ospedale militare di Pescasseroli venivano trasportati i soldati tedeschi feriti provenienti dal vicino fronte. Alcuni di questi, periti durante il periodo di ospedalizzazione, ricevevano la sepoltura in un piccolo cimitero militare, noto ai pescasserolesi come a Cambësandë dë glië Tëdéschë, creato ai margini del cimitero comunale di Pescasseroli e oggi non più esistente.[3]

©2020 Google Maps © 2020 (http://maps.google.it)

Figura 2 – L’edificio dell’odierno Istituto “Benedetto Croce” all’interno del quale durante l’occupazione tedesca venne allestito un ospedale militare.

In Alto Sangro ci furono vittime anche tra la popolazione civile, specialmente a causa delle incursioni aeree dell’aviazione anglo-americana. Il principale attacco aereo effettuato nella zona fu sicuramente quello che colpì Opi il 19 novembre del 1943. Tale aggressione provocò la morte di ben 49 persone di cui 11 opiani e 38 sfollati provenienti da Castel di Sangro, Aversa (CE) e Santa Maria Capua Vetere (CE).[4] La località dove caddero le bombe (odierna Piazza dei Caduti) fu da allora nota come lë Macèrië. Effettivamente, fino 15 anni fa, prima che venisse costruito il moderno parcheggio multipiano, era ancora visibile il rudere di una delle abitazioni danneggiate nel bombardamento.

(immagine tratta da Cimini 2010)

Figura 3 – Processione a Opi, in via San Giovanni, nell’immediato dopo guerra (al centro della fotografia si possono osservare lë Macèrië).

L’ultimo toponimo legato agli eventi bellici di settantacinque anni fa sul quale il presente articolo intende focalizzarsi indica un percorso utilizzato dai mulattieri di Barrea per ricacciare[5] i tronchi nei difficili anni dell’immediato dopoguerra. Si tratta della Sctrada du Carrarmatë che permette di raggiungere Monte Iannazzone. Il curioso nome del percorso in questione deriva dall’utilizzo di un mezzo militare tedesco per trainare anche 5 o 6 tronchi contemporaneamente. Il carrarmatë fu, probabilmente, abbandonato frettolosamente dalle truppe tedesche in ritirata dopo lo sfondamento della linea Gustav ad opera dell’esercito anglo-americano. Tale originale sistema di trasporto del legname fu sostituito dopo qualche anno dall’uso di una moderna teleferica che comportò l’abbandono del carrarmatë ed il suo successivo smontaggio al fine di reimpiegarne le parti per altre finalità.[6] 

©2020 Google Maps © 2020 (http://maps.google.it)

Figura 4 – Monte Iannazzone visto dal belvedere di Barrea.

Per concludere, la contestualizzazione dei toponimi trattati nel presente articolo permette di comprendere in quale modo l’ultimo conflitto mondiale abbia segnato le generazioni di uomini e di donne che ebbero la sorte di viverlo. Difatti, mai prima di allora le popolazioni montane dell’Alto Sangro si erano confrontate con l’esperienza della guerra totale. Gli avvenimenti accaduti durante gli anni del secondo conflitto mondiale non ebbero nulla a che vedere con le sporadiche razzie punitive di qualche feudatario medievale oppure con le veloci scaramucce tra briganti e bersaglieri di epoca postunitaria. La bufera della guerra totale moderna irruppe in Alta Val di Sangro quasi improvvisamente nell’autunno del 1943 e funestò per almeno 7 mesi la vita quotidiana di comunità agropastorali. Ma se per motivi anagrafici i diretti testimoni di quel periodo sono ormai quasi tutti scomparsi, la toponomastica tradizionale offre ancora una volta il suo prezioso ausilio affinché la memoria popolare alto sangrina non vada persa.

 

Qualche lettura per saperne di più:

Cimini Nicola Vincenzo, Genesi, Vita e Storia delle Terre dell’Orso. Con uno sguardo alla terra di Opi, Opi 2010.

Di Marino Andrea, Notizie, epigrafi ed emergenze storiche della Terra di Opi e dintorni, Salerno 2014, Cronache italiane.

Marchionna Mario (a cura di), Vallis Regia. Storia e cultura di un territorio, Barrea 2019, Associazione Proloco Barrea.

Tarquinio Gianluca, Aspetti economici, sociali, religiosi e demografici di Pescasseroli (secc. XII-XX), Roma 1995, Litorapid.

 

[1] Tarquinio Gianluca, Aspetti economici, sociali, religiosi e demografici di Pescasseroli (secc. XII-XX), Roma 1995, Litorapid, p.162.

[2] Per questa informazione si ringrazia Mario Grassi.

[3] Fino agli anni Sessanta del secolo scorso il cimitero militare tedesco era ancora esistente dato che veniva visitato periodicamente dalle famiglie dei soldati morti a Pescasseroli. Successivamente, le salme vennero tutte riportate in Germania, nei luoghi di origine di quei militari caduti sul fronte italiano.

[4] Di Marino Andrea, Notizie, epigrafi ed emergenze storiche della Terra di Opi e dintorni, Salerno 2014, Cronache italiane, pp. 211-212.

[5] Nel gergo dei boscaioli alto sangrini il verbo ricacciare indica l’operazione di trasporto dei tronchi dopo il loro abbattimento.

[6] Per questa informazione si ringrazia Antonio Di Felice.

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