Torneo di primavera 2016. Vincerà l’integrazione?

13179111_1593126030998508_5095564372796781980_nl’inserimento di due squadre per gli ospiti del paese, Mamma Africa e Tata Africa. Ed hanno potuto giocare grazie al contributo dei ragazzi che hanno offerto le paia di scarpette appese al chiodo. Non tutti hanno avuto il loro posto in squadra. E più bello sarebbe stato che i partecipanti venissero messi in quota tra squadre diverse. Anche loro avvertono lo scontro. Prima del match fanno riscaldamento insieme e da sportivi applaudono al goal degli avversari. Molta è la loro irruenza in campo. Sono già passate allo scontro Pecora 90 contro Tata Africa che ha raccolto un magro bottino con 2 goal contro la sola palla in rete degli avversari. Più importante la cifra con cui si rivale Mamma Africa che abbatte Trattoria A. Conti per 5 a 0. Germania e Villetta Barrea si appaiano. Evolution Sky ha prevalso su Wine Bear con 2 reti a favore. Nel turno di giovedì 5 maggio Pecora 90 è tornata in campo contro Villetta B. rimettendoci la sconfitta con 3 reti di meno, mentre i concorrenti si affermano con 6 punti. Ultimo incontro di giornata, quello tra Tata Africa, rimasta ferma allo 0, e Wine Bear che buca la rete con 6 palle-goal. Un po’ di malumore in campo per gli stili di gioco, a volte poco regolari, ma tanto chiacchiere, esplosioni emotive, sono il condimento dello sport. Solo che l’integrazione è ancora in fase di collaudo. Si fatica a evitare che, detto brutalmente, “bianchi e neri” siano in due gruppi separati. La possibilità di uno spunto di comunicazione si perde difronte alla differenza di lingua.
Moussa mi dice che non capisce perché non venga accolto. Nella situazione inversa lui non avrebbe condannato nessuno. Come a chiedere: “Ma io cosa ho fatto di male?” Ha lasciato in Gambia la sua famiglia, attraversato l’Africa per partire dalla Libia con una “Boat”. Un suo compagno di 19 anni però ammette che gli piace Pescasseroli. Loro due oggi non giocano. Sono a bordo campo ad incitare.13138801_1593125897665188_630756137559553569_n

Integrazione imperfetta. Siamo veramente tutti uguali?

Inattesa del contributo politico promesso, si tenta la via dal basso che non è quella dell’imposizione ma dell’esperimento. E purtroppo i tempi della prova non coincidono con quelli della scoperta. I ragazzi, contro la legge generazionale che li vorrebbe discepoli piuttosto che maestri, provano a dare l’insegnamento. La magia dello sport. Dove ogni differenza si livella e non esiste più il problema del passaporto. Valgono solo le qualità fisiche, che in tanti secoli di discussione, almeno non sono mai state definite Dna esclusivo di una razza. Lo sport come dimensione per unire. Imparare a convivere tra le linee dell’area di rigore e del centro-campo è l’esperimento da trasferire entro i confini della piazza e poi quelli del paese. D’altronde cosa significa “diverso”? Soltanto “andare dall’altra parte” e “differenza” soltanto “divaricazione”. Integrare, accogliere? Sforzi troppo grossi. Ma basta passarsi la palla. Ritorniamo ai gesti. Perché nei gesti c’è qualcosa di istintivo e di meno faticoso. Ma anche di più miracoloso. Perché l’unione si vede quando ti stringi la mano, a parole non puoi dimostrarla. E non può realizzarsi con la beneficienza di un paio di scarpe perché questa non sarebbe scambio. E non serve neppure ammettere che siamo tutti uguali. L’uguaglianza è una trappola, troppo spesso diventa omologazione, appiattimento, contro la bellezza di “andare dall’altra parte”. Più sicuro dire che siamo “pari”, diversi ma con gli stessi diritti. Solo chi ha provato altre direzioni ha fatto scoperte. Nelle parole si rapprendono solo i sintomi. Quando sostituiremo il “Questi” (“Quisc”) almeno con il “Loro” qualcosa sarà già cambiato.
FEDERICA TUDINI

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