È’ andata deserta l’assemblea della Comunità del Parco. Resta il problema pascoli.

IMG_20160428_171608L’ente Parco è ancora la “Comunità” del Parco? Contando quante sono le poltrone vuote oggi al vertice dei rappresentanti dei Comuni la risposta è negativa. Oltre all’assenza del pubblico, che pure si faceva notare e magari era anche un appello interlocutorio da interpretare, illustri latitanti erano i sindaci dell’Alto Sangro. All’amministratore pescasserolese possiamo concedere la grazia che spetta al peccato veniale, visto che doveva presiedere il Consiglio Comunale. Solo il Lazio ha fatto una buona figura. Il quorum aureo dei 33 rappresentanti era un margine molto lontano. E alla fine neppure 12 è stata una soglia sicura. Mancavano quattro mani per approvare il verbale dell’assemblea precedente e il parere sul consuntivo 2015. Gli intervenuti hanno solo potuto concedersi una discussione informale, liberi dal fraseggio amministrativo e salvi da violente interferenze . E purtroppo la questione più urgente è stata trattata in modo sbrigativo e liquidatorio entre-nous . Il problema pascoli. L’argomento è già un corollario del Piano Parco approvato con la Legge 394/91. Spesso torna in auge per via della condotta pasticciona degli Enti locali nelle concessioni dei reparti. I vari comuni seguono propri dispositivi. E gli ingrippi sono tanti, soprattutto quanto si toccano aree confinanti. Il primo obiettivo esibito dai dialoganti è dunque l’unità, di intenti regole e politiche tra gli enti territoriali nelle loro funzioni. Urge migliorare le sinergie e la cooperazione dei programmi per vincere l’antica discordia che li vede al minimo guardarsi in cagnesco. Al Parco spetta di rilasciare il nulla osta sulle delibere per la remissione delle aree agli allevatori. Ma emerge che molto spesso i comuni tentano di schivare i veti. Ancora più preoccupante è la notizia di avventurieri da oltreconfine che sono già pronti all’arrembaggio sui nostri pascoli. Per quanto il loro gioco voglia essere coperto, è intuitivo che il loro è un piano speculativo: comprare e rivendere in subappalto. A leggere le carte, la concessione dei reparti interdetti ad uso pascolativo obbliga al pascolo reale degli stessi. Una regola prudenziale che funge da deterrente per la cessione di questi alle società private che non potranno dimostrare la soddisfazione di questa condizione. Purtroppo i Comuni sono sull’orlo del dissesto, perciò molto ghiotti e voraci del cash. E così il problema rimane sul tappeto. Con il tavolo senza commensali non è stato possibile prendere in mano una leva per intervenire. Tutto rimandato alla settimana prossima. Nella speranza che fermenti negli animi di tutte le controparti uno spirito civico. Perché ormai tra i cittadini scorre, neppure troppo in fondo alle vene, la convinzione che il Parco serva solo a garantire la conservazione di flora e fauna per non fare torto alla natura. Invece sarebbe necessario un intervento nell’arbitraggio di questioni che toccano anche l’economia, non solo per la sinergia che dovrebbe esserci tra turismo (per il quale Pescasseroli ha una vocazione, ma da tanto si è svestito dei paramenti) e allevamento, ma anche per gli usi civici e la gestione finanziaria comunale. Si dimentica che i delegati attesi oggi in assemblea sono rappresentanti eletti dal popolo, e non esponenti di una commissione tecnica. Senza la partecipazione, non c’è la funzione di controllo, una tutela per evitare che deleghe in bianco diventino cambiali.

Federica Tudini

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