Dal Gambia a Kafka,quando il diritto diventa una chimera


Vi voglio raccontare e ringrazio in anticipo quelli che avranno la pazienza di leggere , la vicenda di due immigrati arrivati dal Gambia 11 mesi fa a Lampedusa e portati con altri quaranta ragazzi africani in un Centro di prima accoglienza aperto per l occasione nel paese in cui vivo. M e S hanno 18 e 22 anni e come a tutti i ragazzi di quella età, italiani o africani, piace passare qualche serata fuori, e questo a loro non è permesso. Primo richiamo verbale e poi denuncia alla prefettura. Un’altra denuncia arriva durante il periodo del Ramadan quando le già pessime condizioni alimentari peggiorano creando diversi disagi e qualche protesta che determina l’espulsione dal Centro .In cinque vengono prelevati dalle forze dell’ordine che li portano ad Avezzano senza che abbiano la possibilità di prendere i propri documenti e i pochissimi beni personali e lasciati con un numero di telefono della Caritas vicino alla Stazione ferroviaria. Sono di fatto diventati clandestini. M e S vanno a Roma e per un po si arrangiano dormendo fuori o qualche volta ospiti ,di giorno, da amici. Per M. però sembra che improvvisamente si apra la porta del paradiso. A fine luglio la questura gli comunica che ha ottenuto un Permesso umanitario di 2 anni che gli consentirà di ottenere il permesso di soggiorno e il passaporto. Si reca all’Aquila e con l’aiuto di un nostro amico va in Questura e chiede i documenti che gli spettano. Sembra fatta ma invece deve aspettare altri 5 mesi per ottenere i documenti e non trova nessuna ospitalità in strutture per immigrati nella capitale perché non ha ancora i documenti ed in parte è aiutato da altri nostri amici a Roma che lo accompagnano nei vari uffici.
Ora è in regola ma non riesce a trovare nessun posto dove dormire perché nonostante abbia il Passaporto, la sua carta d’identità scaduta non è stata rilasciata a Roma ma qui. A Roma non può richiederla perché non ha un domicilio e un posto non lo trova nelle varie strutture tipo Caritas che non lo accettano perché non ha la residenza a Roma. Dovrebbe tornare qui chiedere la carta di identità, tornare a Roma e chiedere il trasferimento di residenza e con i tempi burocratici passeranno altri mesi . M vuole partire per raggiungere alcuni parenti all’estero, è un suo diritto, però non può ritirare quel poco denaro che il padre e riuscito a inviargli perché non ha la carta di identità e il passaporto non è buono allo scopo. Queste sono le ultime di oggi.
Per S il percorso è stato ancora più labirintico perché purtroppo gli è stata negata in prima istanza la Richiesta di Asilo. Dopo aver vagato tra Bari e Lecce ospite di amici . a settembre presenta il ricorso contro il provvedimento e con il cedolino del ricorso può chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno per 6 mesi . Oggi dopo più di quattro mesi ancora non è riuscito a presentare neanche la richiesta. Sono quattro mesi che va in giro per commissariati accompagnato da altri amici di associazioni che si occupano di migranti. Un giorno gli chiedono una residenza a Roma, negata a M che pure aveva il permesso di soggiorno, un altro giorno gli dicono che non è sufficiente il cedolino e l’avvocato che gli avevamo trovato a Sulmona per il ricorso invia tutto il fascicolo, un altro giorno gli hanno detto che non era sufficiente perché l’avvocato doveva mandare una mail con la Pec direttamente al commissariato. Fatto. Ma non più sufficiente per via della non residenza e così ancora oggi vaga x Roma incapace di comprendere perché quelle poche cose che la legge dovrebbe garantire loro non gli vengono date, sepolte da una burocrazia che sembra lavorare per rendere impossibili le cose più normali.

Francesco Paglia

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