Pillole di toponomàstica: là dove abitano i mazzamaréglië

Da sempre, in ogni cultura, le fantasie e le paure degli uomini hanno spinto questi ultimi a dare vita nel loro immaginario a creature fantastiche, spesso temibili in quanto dotate di caratteristiche soprannaturali. Ciò è accaduto anche nella cultura popolare alto sangrina dato che nei ricordi d’ infanzia di molti sono ancora vivi i racconti dei più anziani circa l’ esistenza di misteriose figure quali la fata, la strega (la straia a Pescasseroli, la sctréja a Opi e la sctréa a Barrea), la vecchia,      l’ orca, il diavolo, il fantasma (la bbandàsma a Opi e la paura a Pescasseroli), il lupo mannaro e lo spiritello (u mazzamaréglië a Barrea e Cappëllittë Ruscë [1] a Opi). Secondo la tradizione popolare delle comunità alto sangrine, le probabilità per gli esseri umani di incontrare tali straordinarie creature aumenterebbero notevolmente sia durante le ore notturne che nei pressi di alcune località poco frequentate, quali grotte remote, balze scoscese difficilmente raggiungibili, ruderi di vecchi edifici abbandonati e cimiteri.

Difatti, in alcuni casi, la fantasia popolare riteneva che determinati luoghi fossero abitati da misteriose presenze. Ad esempio, a Barrea, si credeva che le rovine di un’ azienda rurale, situate in località la Masseria, costituissero la dimora dei mazzamaréglië, ovvero dei folletti che con i loro dispetti rendevano impossibile a chiunque lavorare nell’ area. Sempre a Barrea, con l’ intento di evitare possibili incidenti, si raccomandava ai bambini di non avvicinarsi troppo al precipizio della Foce per non essere trascinati giù da u Catënaccë, un mostro che abitava nella gola fluviale munito di catene con le quali poteva più facilmente catturare le sue vittime. [2]                                                                                                    ©2017 Google Maps © 2017 (http://maps.google.it)

Figura 1 – la Foce di Barrea, dimora del misterioso Catënaccë.

A volte, simili credenze hanno prodotto dei toponimi, ovvero dei nomi di luogo. È il caso di due località situate sul colle sul quale sorge l’ abitato di Opi: la Bbandàsma «il fantasma» (ex campo di bocce) e i Vavzë i la Bbandàsma «la balza del fantasma» (area del belvedere). In entrambe i casi, secondo la credenza popolare, degli spiriti frequentavano i luoghi in questione. Per il territorio comunale di Opi, è possibile riportare altri esempi di toponimi connessi con credenze riguardanti esseri fantastici. Difatti, ai piedi di M. Marsicano si trova una località conosciuta dagli opiani con il nome di Mattsamérlë (Mazzamore sulla mappa dell’ Istituto Geografico Militare). La forma Mattsamérlë sembrerebbe collegabile con il termine mazzamorello «incubo, folletto», presente in numerosi dialetti dell’ Italia centrale e meridionale tra cui il barreano come visto precedentemente. Si potrebbe così ipotizzare che il toponimo Mattsamérlë conservi il termine anticamente utilizzato nel dialetto di Opi per indicare il folletto. Anche la Grotta delle Fate, situata in alta Val Fondillo, sembrerebbe testimoniare qualche antica credenza inerente la presenza di creature fantastiche, in questo caso le fate.

                                               Figura 2 – la Grotta delle Fate in alta Val Fondillo.

L’ ultimo esempio è fornito dal toponimo Valle Ianàra, indicante un’ area del territorio comunale di Barrea. La forma Ianàra sembrerebbe derivare dalla voce meridionale janàra «strega», originatasi dal latino Diāna, la dea pagana, che, come altre divinità romane, ha assunto con il Cristianesimo una connotazione negativa.

Quindi, i toponimi trattati nel presente articolo, evocando storie di fate e di spiritelli, permettono di tracciare una mappa, ancora incompleta, dei luoghi “magici” della Valle, fornendo così preziose testimonianze su di un aspetto poco indagato della cultura popolare alto sangrina.

 

 

* È gradita ogni ulteriore informazione fornita dai lettori sul tema trattato nell’ articolo (E-mail: davideboccia941@gmail.com).

[1] A Opi il folletto viene chiamato Cappëllittë Ruscë per via del caratteristico berretto rosso che questa creatura indosserebbe.

[2] Per le informazioni riguardanti Barrea si ringrazia la collaborazione di A. Di Felice.

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