Una cartolina del 25 aprile da Pescasseroli

Di fronte ad uno sparuto pubblico radunato in piazza Sant’Antonio da un piccolo pulpito l’assessore Francesco Paglia tenta un’operazione di verità, provando a riannodare la matassa della Storia. E si mette ad almanaccare fatti che sentiamo, leggiamo e tuttavia non li impariamo mai veramente. Ma a scavare nel profondo come uno sperone è la parabola sulla Resistenza riportata dal documentario “Tutto il bene che avevamo nel cuore” di Giuseppe Rolli che viene messo in onda a giro continuo nell’ingresso del municipio. Si può parlare della resistenza con il vocabolario dell’amore? Il documentario di Rolli realizzato con Road Television lo fa, senza infingimenti e senza ampollosa retorica. Prova a sceverare dal nudo ricordo il sentimento in noi uomini e donne che nel 2023 siamo appassiti, perché i colpi di mortaio del nichilismo ci hanno abbattuto. Resistenza sembra un termine vago, abusato, logorato. Eppure indica un’esistenza rafforzata, un’esistenza che con la nostra non curanza stiamo sfibrando. “La massa degli uomini ignora”, denunciava Antonio Gramsci letto da Leo Gullotta. Quanti ardono ancora di audacia come le lingue di fuoco in cui nell’Inferno bruciano Ulisse e Diomede per il folle volo? “La resistenza era la volontà di cambiare il mondo”, sottolinea un partigiano davanti al microfono. E un altro gli fa eco:” Semplicemente era l’ora di resistere”. La levata di scudi non avvenne all’improvviso, ma quell’8 settembre 1943 si era passato il Rubicone e gli schieramenti erano netti. È stato il bisogno di libertà a pungolare.

 

Ora lanciamo il cuore oltre sogni ambiziosi perché le altezzose Chimere per cui si lottava ci sembrano stabili nei loro troni. Ma la Libertà e le sue compagne sono spighe di grano e qualcuno dei “volontari della pace” lamenta di trovarsi in un mondo alla rovescia. Il Fascismo forse non è la pagina precisa che stiamo leggendo, ma è comunque una quarta di copertina integrata nella trama che racconta di noi. Oggi ci troviamo a che fare con gli epigoni del fascismo, che non sono solo quelli che sventolano la bandiera con la fiamma ma tutta quella masnada di caricature politiche che mentono, sugli immigrati, sull’Ucraina, sul Sudan, sulle pensioni e ci disgregano come popolo. L’oro della Resistenza è che è stata “unità di popolo”.

Bisogna ritagliarsi un sogno, grande, piccolo, che si possa calare nella realtà perché come dice Bruna: “A vent’anni la vita è oltre il ponte, oltre il ponte comincia l’amore. Se non avessi qualcosa oltre il ponte mi sembrerebbe di morire prematuramente”. La bandiera tricolore svolazza libera avviluppandosi al lampione, ad ogni fonte di luce.

FEDERICA TUDINI

 

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