Pillole di toponomàstica (leggendaria): Sorgente di Giove, Sorgente Tornareccia e Fonte Vertunno

Come è noto, nel territorio dell’Alta Val di Sangro si sono succedute una lunga serie di scoperte archeologiche, spesso del tutto fortuite, che hanno portato al rinvenimento di sepolture e manufatti attestanti la cultura delle comunità umane sviluppatesi nell’area in questione durante l’età del Ferro (I millennio a.C.).

Molte di queste scoperte archeologiche sono state effettuate, fin almeno dal XVIII secolo, nel tratto di Valle compreso tra l’imbocco di Val Fondillo e le pendici di Monte Marsicano, nel territorio comunale di Opi. Nel passato, alcuni esponenti della cultura umanistica locale vollero scorgere le prove dell’antica presenza dell’uomo in tale zona anche nella toponomastica, ovvero nei nomi di luogo. Difatti, l’Anonimo di Opi, vissuto tra il XVII e il XVIII secolo, attribuì l’origine di tre toponimi opiani alla presenza, in età antica, di edifici religiosi.[1] Al riguardo, si ritiene utile riportare quanto l’Anonimo, nel 1711, scrisse in Descritione della Terra di Opi:

l’esser suo antico dall’antichità de’nomi ch’ancora si ritengono e particolarmente de’fonti dedicati a Dei, come la Triareccia dedicata alla Luna per esser dea triforme secondo gl’antichi, Fonte Vertunno al Dio Vertunno e la Fonte di Giove, hoggi correttamente detta la Fonte di Jovaccia[2]

Ma quanto sono attendibili le affermazioni dell’Anonimo di Opi appena riportate?

La Fonte di Jovaccia, ovvero la Sorgente di Giove (in opiano la Fóndë i Javàccë), è la sola delle tre sorgenti menzionate dall’Anonimo che si trova realmente nelle vicinanze di un luogo probabilmente ritenuto sacro nell’antichità. Effettivamente, l’acqua della Sorgente di Giove sgorga non lontano dalla località di Pietra Amara dove, lungo la SS 83, è possibile osservare un’epigrafe rupestre di epoca imperiale, ancora parzialmente leggibile fino agli anni Settanta del Novecento[3]:

l. accius terentus / aedem. fe[cit] / iov(em). marm[o] / reum. posuit. / votum animo l.s. / L. Lolliano Avito cos. (CIL, X, 5142).[4]

Giuseppe Grossi, datando l’epigrafe al 144 d.C., ha sostenuto che questa sia l’ultima traccia dell’antica esistenza di un tempietto, dedicato a Giove, fatto erigere per volontà di Lucio Accio Terento durante il consolato di Lucio Lolliano Avito.[5]

©2020 Google Maps © 2020 (http://maps.google.it)

Figura 1 – La posizione di Sorgente di Giove e di Fonte Vertunno in un’immagine satellitare dell’area di M. Marsicano.

Per quel che concerne la Fonte Triareccia, ovvero la Sorgente Tornareccia (in opiano la Tërnaréccia[6]), e la Fonte Vertunno (in opiano la Fóndë i Fërtuna[7]), la prima fino ad oggi non ha restituito alcun resto archeologico mentre la seconda sarebbe, secondo Grossi, un probabile antico luogo di culto di Vertumno, una divinità di origine safina, che presiedeva all’avvicendarsi delle stagioni e ai cambiamenti in genere.[8] Difatti, Grossi ha messo in relazione la posizione della Sorgente Ortunno con il presumibile vicus italico-romano di località i Casali,[9] sulle pendici del prospiciente versante occidentale di Monte Marsicano.[10]

Fotografia di Francesco Raffaele (http://francescoraffaele.com)

Figura 2 – La Sorg.te Tornareccia (Val Fondillo).

Qualche lettura per saperne di più:

Boccia Davide, La Toponomastica del Comune di Opi (AQ), Torino 2016, Tipografia Monti.

Boccia Davide, La Toponomastica dell’Alta Val di Sangro, Torino 2017, Tipografia Monti.

Cimini Nicola Vincenzo, Genesi, Vita e Storia delle Terre dell’Orso. Con uno sguardo alla terra di Opi, Opi 2010.

Di Marino Andrea, Storia di Opi, Salerno 2002, Cronache italiane.

Grossi Giuseppe, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo (III sec. a.C. – VI sec. d.C.), Atti del 1˚ Convegno nazionale di Archeologia di Villetta Barrea 1-3 maggio 1987, Civitella Alfedena 1988, Edizioni L’ORSA.

Tarquinio Gianluca, Pescasseroli. Lineamenti di storia dalle origini all’Unità d’Italia, L’Aquila 1988, Arti Grafiche Aquilane.

[1] L’Anonimo reputava anche che il toponimo Opi derivasse da Opis, nome latino della divinità arcaica romana, personificazione dell’abbondanza agricola. Egli sosteneva ciò sulla base della presunta esistenza di un antico centro di culto della dea Opi dal quale l’omonimo insediamento, sorto successivamente, avrebbe ereditato il nome. Ancora oggi, molti vedono nell’esistenza dell’iscrizione SACERDOS CERIALIS «sacerdote di Cerere» (oggi collocata sul muro della chiesa madre di Santa Maria Assunta in via Affacciata) la principale conferma di questa teoria.

[2] La Descritione della Terra di Opi è riportata integralmente in Storia di Opi di Andrea Di Marino da pag. 65 a pag. 74.

[3] Intorno alla metà del XX secolo, l’iscrizione di Pietra Amara fu parzialmente danneggiata in seguito a lavori meccanici condotti per sbancare la roccia al fine di allargare la strada (Tarquinio Gianluca, Pescasseroli. Lineamenti di storia dalle origini all’Unità d’Italia, L’Aquila 1988, Arti Grafiche Aquilane, p. 30 tavola 4).

[4] Grossi Giuseppe, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo (III sec. a.C. – VI sec. d.C.), Atti del 1˚ Convegno nazionale di Archeologia di Villetta Barrea 1-3 maggio 1987, Civitella Alfedena 1988, Edizioni L’ORSA, pp. 129-131 n.60.

[5] Grossi Giuseppe, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo (III sec. a.C. – VI sec. d.C.), Atti del 1˚ Convegno nazionale di Archeologia di Villetta Barrea 1-3 maggio 1987, Civitella Alfedena 1988, Edizioni L’ORSA, pp. 129-131 n.60.

[6] La motivazione del toponimo la Tërnaréccia potrebbe essere fornita dal latino medievale tornāria, designante la permuta, ovvero un contratto che comporta il reciproco trasferimento della proprietà o di altri diritti tra i contraenti (Boccia Davide, La Toponomastica del Comune di Opi, Torino 2016, Tip. Monti, pp. 130-131).                                                                                          Un’ulteriore teoria potrebbe essere fornita da Ernesto Giammarco, che nel Dizionario abruzzese molisano segnala il termine abruzzese tërnarë «striscia di terra in fondo al terreno // angolo di un terreno» (Dizionario Abruzzese e molisano, volume IV, p.2202).

[7] Questo toponimo potrebbe riferirsi al nome di una vecchia proprietaria del terreno all’interno del quale si trova la fonte. Inoltre, l’etimologia dotta secondo la quale il nome della fonte costituirebbe un riferimento al dio Vertumno potrebbe aver influenzato coloro che sostengono la diretta provenienza della forma Fërtuna da FORTUNA, il nome della dea romana del caso e del destino (Boccia Davide, La Toponomastica del Comune di Opi, Torino 2016, Tip. Monti, pp. 63-64).

[8] Grossi Giuseppe, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo (III sec. a.C. – VI sec. d.C.), Atti del 1˚ Convegno nazionale di Archeologia di Villetta Barrea 1-3 maggio 1987, Civitella Alfedena 1988, Edizioni L’ORSA, p. 131 n.60).

[9] In località i Casali, dove successivamente sorgerà la chiesa medioevale di Sancti Eliae, sono stati identificati i resti di un probabile podio templare italico-romano (Christie Neil, Lloyd John, Lock Gary et alii, The Sangro Valley Project. The 1997 Season. Interim Report, Oxford 1997, The Alden Press, pp. 28, 32).

[10] Grossi Giuseppe, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo (III sec. a.C. – VI sec. d.C.), Atti del 1˚ Convegno nazionale di Archeologia di Villetta Barrea 1-3 maggio 1987, Civitella Alfedena 1988, Edizioni L’ORSA, p. 131 n.60).

 

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