Salla festival, emozioni rivissute e da rivivere

2bNe contavi tanti, ma ne sentivi uno. Di fronte ad un palco e in un’atmosfera che non aveva nulla da invidiare al concerto di Vasco o, per altri, Mannarino. C’era già tutto. Soprattutto c’eravamo noi e tanti altri. E un presente assente. Quel ritmo che  si infiltrava dappertutto dentro e ti rubava le emozioni. Ci sarebbe stato ancora tanto da dire, ma nelle note dei Distillados sembrava tutto già detto. Loro sono la vetta della storia raccontata da Roberta Gentile, quella di un tappezziere che ricuce i guai della vita. I Distillados,  i musicanti di Brema che Gabriele Salla riesce a riunire sotto un nome nel giro di due ore. Sono loro ad aprire l’Expo della musica artigianale, dedicata ad un protagonista che fa parte solo di un’altra inquadratura. Emozionarsi non costa nulla, solo un applauso. Ogni nota si trasforma in un racconto riempito da un nome: Gabriele Salla. Sul palco gli Old River Folk ribadiscono tra le corde che per emozionarsi basta l’essenziale. Stiamo sempre a catturare immagini; sabato con un flash avresti voluto catturare le vibrazioni del giovane gruppo che porta Pescasseroli già nel nome. E poi un altro gruppo di casa nostra, Fante Cavallo e re che scaldano mentre comincia ad alzarsi l’arietta. Erano i testi dei principi del successo, ma gustavi la voce nuova di Alessandra Laureano che li cantava con personalità, il lavoro di preparazione dietro la performance e soprattutto la voglia di rendersi ventriloqui per comunicare un messaggio non all’altezza delle parole. È la democrazia sul palco: ognuno da lassù ha qualcosa di importante, di utile, di vivo, da esprimere. Il volume si abbassa. Su sonorità più dimesse viaggiano le parole della poesia di Bianca Sipala che altre corde arpeggia. Con i Turbolenti la musica avresti potuto anche toccarla. Il gruppo del genietto dalla camicia floreal la musica te la serviva sotto i piedi, te la infilava tra le mani. Così non avresti potuto evitarla nemmeno turandoti le orecchie. Per gli occhi non c’era distrazione da quel modo di suonare che coinvolgeva ogni senso.

3cDopo cena il testimone passa agli Oniricon, eredi solo di se stessi.  Ed è un pezzo di storia che avevamo trasformato in qualcosa di antico, ammucchiando in un passato lontano le sere dei Nomadi nella Pescasseroli d’oro. Di un ricordo avevamo fatto immondizia. Grazie ai ragazzi dei ’70 per aver infranto la censura! Altra esibizione dei Distillados per fare il bilancio prima della fine.

Gran finale con Radici Popolari. Avresti voluto che tutta la gioia fosse liquido da ingoiare per averne pieno tutto il corpo. Poi arriva la mezzanotte di Cenerentola. La giornata della mezza estate che a Pescasseroli è già una fine, iniziata con i lavori sul palco, che sembravano strabiliare i passanti, si chiude. Il decreto dell’orologio è insindacabile. Più che l’applauso serve l’inchino.

imageFabrizio Ferritto e Paola Cutini, bravi a riempire la scena solo con il microfono. Bravi tutti quelli che macchinavano giù dal palco.

È successo a Pescasseroli, dove per una sera si canta a soggetto. E c’era posto per tutti e per tutto. Anche per la commozione, come ha scritto qualcuno, per lo stupore anche: Viale Principe di Napoli come una passerella per la bella vita, il fluente passeggio al centro, l’attrattiva, l’impressione che i giorni fasti non sono la meraviglia che costa troppo e non si può più realizzare. Gabriele Salla la meraviglia andava a cercarsela.

FEDERICA TUDINI

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