Week end di film, l’importanza di andare al cinema

I cinema si copiano in buona fede. Stessa trafila di film, stesse code di personaggi che sfilano sullo schermo. Tanta varietà umana immischiata è all’origine della mutazione genetica del mezzo che da macchina strumentale per mostrarsi e autocompiacersi diventa dispositivo per specchiarsi e scorgere un altro compartimento della realtà. Immaginate di andare in una piccola sala di paese, dove lo spazio è compresso e diventa un inghiottitoio. Vedere diventa sopravanzare le immagini. Si innesca uno scambio con i personaggi più diretto. Una vera incorporazione. E’ la magia di tranciare le distanze sentimentali in un cortocircuito delle sensazioni e via di lì delle reazioni. È una transazione della vita che avviene quando si rarefanno i confini tra dentro e fuori, tra il sé e l’altro e tutti si diventa mutanti. In una piccola sala di paese , che non è un tempio del cinema ma un bozzolo, si casca nel tranello di osservare anche la propria reazione e convivere con quella di altri. Si traducono in una lacrima o un sorriso le affinità elettive. Questo è l’aspetto psicologico del cinema che però è un po’ una pretesa antropocentrica ed egocentrica, quasi una civetteria come ogni sondaggio dell’anima. Ma il cinema è società e sociabilità. Chi si immette in questa istituzione accetta la sfida di “guardare insieme” con uno sguardo sociale. Il senso del movimento e della forza, calcificati nella parola greca d’origine non è tanto quello delle immagini, quanto dell’attività motoria del flusso di emozioni che uomini diversi riuniti in una sala scatenano orientando lo sguardo nella stessa focale. In una piccola sala di paese, che sopravvive con la filosofia di un’araba fenice più ostinata di quella leggendaria, ognuno diventa uomo di carità perché condivide l’esperienza della visione con un’unica banda di individui. Tutti in bilico sullo stesso abisso che risucchia la ragione. Vale come un debutto nella società con lo statuto speciale dello spettatore che è sempre un anti-uomo. Per qualche ora hai un ruolo importante nel circuito mefitico della cultura. E togliete la cultura ad un piccolo paese, che pure ignora questo prestigio: si abbatte l’ultimo tralcio che tiene aggregata una comunità. Una comunità che muore non per emigrazioni ma per la dispersione di uomini. Il cinema è un momento di ricompattamento.

FEDERICA TUDINI

 

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