Turismo nel Parco: quali sono i nostri numeri?

Se ne parla all’incontro Turismo Natura nel Centro Visita di Pescasseroli venerdì 14 luglio. Il report è in mano a figure governanti dell’ente Parco e ospiti di rilievo intervenuti per l’occasione con la loro raccolta di dati ed esperienze. Bene riportare l’attenzione su un’attività volano per il nostro territorio, anzi, al momento l’unica. Come emergerà dai numeri della dottoressa Laura Leoni dirigente ISTAT, è un’attività che ancora tiene. Ciò non toglie che anche questa sia rimasta profondamente ferita dalla crisi del 2009. Naturalmente al tavolo si ragiona di un turismo ecosostenibile: “Abbiamo la necessità di intercettare un turismo di qualità, positivo in termini economici, che non consumi troppo territorio”, scandisce il direttore del Pnalm Dario Febbo in apertura nel suo ruolo di moderatore.

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Direttore PNALM Dario Febbo e presidente PNALM Antonio Carrara

I numeri possono aiutare a misurare la temperatura . Soprattutto, come sostiene il presidente del Parco Antonio Carrara, “a correggere la percezione del fenomeno”. Percezione che potrebbe avere una focalizzazione doppia: il peso specifico del turismo, ma anche la percezione di un ente amico o nemico.

Ma, per lo stesso presidente, numeri è anche il termine delle potenzialità; ne viene l’individuazione “delle possibilità che il Parco può giocarsi nel segmento natura”. Carrara avverte anche che l’offerta turistica rende i territori beneficiari ma anche parte agente e che bisogna ammettersi con “una presenza forte in tutte le situazioni in cui c’è animazione di sviluppo”. Perché un politico o figura delle gestioni locali deve avere tra altre una qualità: saper farsi ascoltare nei palazzi. Il turismo nel Parco va ricentrato sulla natura, ripensata anche nei termini di “esperienza”. Proposta? L’intenzione del presidente è quella di riproporre la Carta Europea dello sviluppo sostenibile, giunta a scadenza e rinnovabile.

Tommaso Paolini, coordinatore scientifico del rapporto sul turismo natura, è il primo a snocciolare numeri e statistiche. Prima segnalazione: il turismo natura ha ottime performance che dovrebbero fissarsi ad un livello positivo anche nel lungo periodo.  Nel 2015 si è volato in alta quota con 105 mila presenze. Lo conferma anche l’indice di internazionalizzazione: su 100 presenze, il 47,2 sono della fascia del turismo natura. In scia si registra anche un fatturato oltre i 12 miliardi. L’appeal del Parco è dovuto soprattutto alla possibilità di svolgere attività. Capolista è la biking. In particolare è molto amato lo spostatmento sulle due ruote lungo tragitti ancora vergini dove può capitare di incontrare animali. Ma la bici, secondo Paolini, può trasformarsi in punto di forza anche per contrastare le due debolezze dell’Abruzzo: spopolamento e invecchiamento. Allora, insiste, bisogna promuovere lo sviluppo di strade di collegamento capillari, di ciclovie naturali. Fa da pendant l’intermezzo Febbo riprende in considerazione che “il turismo del Pnalm ha una generazione endogena. È stato creato da questo Parco. Due aspetti si possono potenziare: Animal Watching ed Escursioni, sempre, però, all’interno di regolamenti”.PARCO3

Segue l’intervento della dirigente ISTAT Laura Leoni che parla attraverso le statistiche. Il primo dato è che il turismo, pur con flessioni significative, nel complesso ha retto bene nella fase di contrazione economica degli anni 2010-2014, l’anno della progressione della crisi e quello di una seppur debole ripartenza. La flessione si è tradotta come chiusura di molti esercizi. Accanto, si è verificato un boom delle attività extralberghiere, in particolare l’aumento dei B&B ha registrato un’impennata con una punta del 70%. Naturalmente il computo è incompleto delle attività non irregimentate. L’incremento del flusso straniero ha parato la frenata che il nostro turismo avrebbe potuto subire. Intanto la permanenza dei soggiorni nel Parco è andata giù, in controtendenza rispetto ad altri trend.

La visione politica informa l’intervento di Giovanni D’Amico. Vulnus attuale è quello della “disconnessione della politica”, effetto collaterale della semplificazione amministrativa, in primis la soppressione delle province, che ha infranto la rete di interlocuzione tra gli enti. E naturalmente il risvolto è lo sfilacciamento dei legami territoriali e sociali. Allora “il Parco può essere fattore coesivo di un territorio anche più vasto. Può funzionare come motore di correlazione tra i consorzi. Bisogna sostanziare l’attività legata alla natura riportandola ad una professionalità correlata al turismo. Insomma, foggiare il turismo di imprenditorialità. Facendo sistema possiamo rivendicare maggiori investimenti per veicolare progetti. I comuni dovranno fare attività coerenti. Ma è necessario il coinvolgimento anche dei residenti. Azione a livelli istituzionali, sostanza imprenditoriale ed energia sociale sono i fattori attivi” La parola chiave è Sistema “contro una visione chiusa ed autoriferita e che non espande”.

La nota “Ospitalità” veicola le parole di Ernesto Alba, presente in quota DMC (Destination Mangement Company). Imprenditore locale, la sua visuale si ferma soprattutto su Pescasseroli. Qui il turismo si frattura a causa di rapporti unici con le sorgenti del movimento turistico. Troppo legato ai condizionamenti atmosferici, a certe strutture. Dunque poco flessibile e versatile, sempre sul precipizio del collasso. Gli ultimi anni lo confermano. “In questo territorio si è sempre guardato alla materia prima: il prodotto verde. Non si è sviluppato un altro tipo di fruibilità”. Anche vocazione turistica e aggiornamento architettonico sono stati su due rette sghembe. Ma oltre a chi arriva, c’è anche chi resta, che si vede sempre di più con i bastoni tra le ruote. E non è escluso l’altro interrogativo: Si può vivere solo di turismo?

Note dolenti in principio anche nell’intervento di Antonio Di Santo, presidente della Comunità del Parco. Si appella alla Legge-quadro, capitolo piano socio-economico. Un appiglio legislativo che rassicura poco perché poche sono le azioni concrete previste. Inoltre, “lo sviluppo socioeconomico è legato ai livelli superiori e alle Regioni”. Farebbe il caso “un’esperienza partecipativa oltre il semplice guardarsi intorno. Le attività agrosilvopastorali sono qui l’attività da cui partire, ma ci vogliono incentivi”, che vadano misurati sulle caratteristiche dei territori. Chiusa la fila degli interventi, in appendice si fanno sentire alcuni tra lo sparuto pubblico. I numeri sono eloquenti, ma paradossalmente è eloquente anche la percezione, perché riguarda il vissuto, il sentimento dell’effetto. Per questo c’è anche chi, tra gli intervenuti, dà enfasi alla propria rabbia. I numeri, poco si sono contati i passi da fare. Ma riprendere a parlare di turismo un po’ medica.

FEDERICA TUDINI

 

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